DISCOTECA
La discoteca come locale frequentato da giovani, dove si ascolta e si balla musica alla moda, si sviluppa in seguito al boom economico degli anni sessanta e quindi all’affermazione del turismo di massa e della musica leggera popolare. Va inoltre evidenziato che, sin da subito, essa si evolve nella struttura e nell'aspetto insieme al genere di musica “ballabile”.
Con il tempo, è diventata una categoria commerciale ben definita e del tutto scorporata da altre iniziative ricreative
MILANO NIGHT LIFE
Milano è sicuramente la città Italiana con la più alta percentuale di Discoteche. Nella sola area metropolitana (escludendo pertanto tutta la sua Provincia)si contano a tutto il 2007 ben 150 discoteche,senza considerare DiscoBar e Disco Pub.I nomi storici sono "Hollywood" di Cso Como (dal gennaio del 1987) "Plastic" (dal 1980) e "Old Fashion cafe" (dal 1933) del Palazzo dell'Arte di Milano. Ultimamente anche famosi stilisti si sono affacciati sul panorama della Night life milanese come "Giorgio Armani" con il suo " Armani Privee" e Roberto Cavalli con il "Just Cavalli". L'offerta dei locali milanesi è fortemente differenziata spaziando dalla megadiscoteca "Alcatraz" al piccolo "Nephenta" di Piazza Diaz ,offrendo Giardini ampi e spaziosi in pieno centro (come Old fashion cafe che con i suoi 1300 mq all'aperto è il più vasto spazio dedicato alla dance all'aperto nel cuore della città) o appena fuori Porta come il "karma" (ex parco delle Rose con una superficie di ben 4000 mq) o il Beach Solaireo il Papaya dell'Idroscalo (con vista sul laghetto artificiale). Molti locali si sono dotati di servizio di ristorazione oltre alla Discoteca (il primo del nuovo corso è stato Old fashion cafe nella sua riedizione del 1995) come Il Tocqueville,il Karma,Il Beach Solaire,il Just Cavalli,etc.,mentre altri hanno mantenuto la loro caratteristica di "Clubbing" come l'"Hollywood" o lo Shocking"Magazzini Generali!"con una delle serate che attira più giovani di tutta Milano "KLASH"! e altri ancora anche se appena aperti hanno seguito lo schema classico del club (come il The Club , appunto, di Corso Garibaldi).
DJ
Il DJ è un intrattenitore che si occupa della musica trasmessa in un ambiente, selezionando (a seconda del suo stile, delle occasioni e dei gusti del pubblico) brani musicali, mixandoli in modo da unire più tracce (su vinile, cd o qualsiasi altro supporto messo a disposizione dalla tecnologia) in sequenza in modo da ottenere un unico flusso musicale che risulti piacevole per l'ascoltatore.
Il DJing (ovvero l'esercitare l'attività del DJ) è considerata da molti una vera e propria arte che richiede esperienza e talento, così come per qualsiasi altro musicista. Oggi il DJ è considerato spesso come una star del mondo della musica, con elevatissimi guadagni, tournée e serate in tutto il mondo, e una serie di attività imprenditoriali connesse al DJing come l'apertura di case discografiche, studi di registrazione, discoteche, emittenti radiofoniche.
La nascita della figura del DJ viene fatta coincidere da alcuni addirittura con i primi esperimenti radiofonici, dove i pionieri della trasmissione via radio collegavano dei grammofoni a trasmettitori suonando alcuni dischi.
Il vero inizio dell'attività del DJ, comunque, avvenne con l'apertura delle prime discoteche, cioè in Francia sotto la dominazione nazista. Il regime non vedeva, infatti, di buon occhio la diffusione di opere discografiche del nemico americano, quindi era proibito suonare dischi d'oltreoceano. Fu così che nacquero le primissime discoteques dove vennero messi dischi jazz e blues provenienti dal nuovo continente. Naturalmente ci voleva qualcuno addetto a selezionare tali dischi, quel qualcuno diventerà presto il "DJ", con l'uscita allo scoperto della discoteca e l'esportazione in America negli sessanta. Lì fu coniato il termine, che significa letteralmente "fantino dei dischi". Il suo compito era quello di mettere uno dopo l'altro i dischi (acquistati dal locale) ed effettuare avvisi col microfono e la sua paga era uguale se non inferiore a quella di un barista. - - Successivamente arrivò saturday night fever, e la disco music, e, insieme alla discoteca, anche il DJ acquisì sempre più prestigio, diventando, con la scelta dei dischi, il responsabile della buona riuscita di un evento e della buona fama di un locale. Arrivarono, così, i tempi del Loft e la discoteca divenne luogo di amore per la musica dove la gente entra per lasciarsi trasportare dalle atmosfere create dal DJ. E arrivano le prime star di cui il primo fu di sicuro Dave Mancuso, che ispirò un'intera generazione di frequentatori del suo Loft, forgiando così grandi DJ come Frankie Knuckles, Larry Levan, Nicky Siano, Francois Kevorkian e Larry Heard. - - Costoro furono gli inventori del movimento house music che dette il la a tutto un immenso filone di musica elettronica, prodotta dal DJ stesso che assunse il ruolo di sperimentatore sonoro nonché funambolo del mixaggio, con la nascita del mixaggio "in battuta", che consiste nel far combaciare perfettamente la velocità (espressa in BPM, beats per minute= battiti al minuto) dei due dischi, per creare quel filo musicale di cui si era parlato all'inizio.
- Poi arrivò Carl Cox che fu uno dei pochi ad usare in una serata ben tre piatti, di cui due per mixare e uno per creare effetti, o inserire nella selezione delle versioni "a cappella" di canzoni per creare dei veri e propri remix dal vivo. Intanto nei ghetti neri nasceva un'altra interpretazione dell'arte del DJing: il turntablism, promosso da DJ premiere e soci, che vedranno sviluppata questa complessa arte fino a far diventare il giradischi un autentico strumento musicale, capace di produrre dei suoni e delle melodie muovendo manualmente il disco sul platter (scratch). - - Negli anni novanta i DJ divennero gli idoli dei clubbers i quali presero a muoversi da una città all'altra o da un paese all'altro per seguire i loro DJ preferiti. Nacque, così, l'era dei Tiesto, Todd Terry, Sven Väth (ex cantante degli Off resi famosi dal brano Electrica salsa) , e in Italia Stefano Secchi, Piero Fidelfatti, Mauro Picotto, Gigi D'Agostino, Gabry Ponte, Claudio Coccoluto, Albertino, Molella, Fargetta, Prezioso, Ralf, Joe T Vannelli, e tanti altri.
DJ SET
Un DJ set è per un DJ quello che per il musicista è il concerto, ovvero lo spettacolo in cui un DJ presenta la musica da lui selezionata al pubblico del locale (discoteca, disco bar, club, rave, dance-hall eccetera) utilizzando il più delle volte delle tecniche di missaggio (infatti spesso al termine DJ set si preferisce DJ mix).
Un DJ set può durare dalle due ore nel disco bar, discoteche e club, alle tre ore medie di una discoteca normale fino ai set di cinque ore di Danny Tenaglia o addirittura 9-10 ore per Danny Howells. Un altro esempio è Tiesto, che ha fatto durare un suo DJ set per oltre 9 ore, richiamando a sé più di 35.000 persone, da tutte le parti del mondo.[citazione necessaria]
Spesso i DJ sono soliti alternarsi fra di loro al mixer, in modo da creare un programma molto lungo, ininterrotto e variegato.
All'interno del DJ-set, il DJ selezionerà e mixerà i brani in base al suo stile, ma trovando sempre e comunque un compromesso con quello che vuole ascoltare il pubblico dell'evento. Saranno l'abilità e l'esperienza del DJ a interpretare l'umore del pubblico e ad assecondarlo, pur rimanendo fedele al suo gusto.
IL DJ-set non deve essere accostato esclusivamente alla perfomance live: spesso (a volte anche giornalmente) il DJ mixa i suoi dischi nel proprio studio dando vita ad un cosiddetto DJ-mix (oppure "studio set" o "playlist"). Un set del genere può essere creato per piacere personale (tante persone coltivano l'hobby del DJing esclusivamente nella propria casa) oppure pubblicato e distribuito. In passato erano molto diffusi i "mixtape" ovvero musicassette su cui erano registrate performance live o in studio di DJ famosi e non: esse venivano distribuite o vendute a una cerchia più o meno ristretta di appassionati in negozi e bancarelle dallo stesso DJ, oppure dai locali che mettevano (e mettono tuttora, anche se su CD) a disposizione del pubblico la registrazione della serata. Molti DJ più che ampi guadagni, hanno ottenuto grazie alla diffusione dei mixtape un grande ritorno promozionale. Con l'evolversi della teconoliga e la diffusione di Internet, sono nate webradio e portali dedicati all'ascolto online dei DJ mix.
MIXAGGIO
Il Mix consiste nel miscelare brani in sequenza e senza brusche variazioni di tempo, creando un flusso sonoro continuo a favore della pista da ballo.
Gli strumenti di base del DJ sono due giradischi con controllo di velocità (pitch) ed un mixer. Oggi, con l'evoluzione della tecnologia, ai giradischi sono sono stati affiancati lettori cd con caratteristiche specifiche per questo utilizzo (pitch), i quali suppliscono ad un inferiore personalità del suono del CD rispetto a quello del vinile (infatti il CD essendo un supporto digitale comporta un inevitabile perdita di certe qualità dovute ai "disturbi" che si generano nella registrazione analogica su vinile, il che sommato ad altri fattori di natura tecnica conferiscono al secondo un suono forse meno fedele ma certamente più "caldo") offrendo molte opportunità in più rispetto ai tradizionali giradischi, integrando funzioni talvolta utili e liberatorie per la creatività come l'emulazione dello scratch, oppure processamenti DSP del segnale come l'echo, flanger, delay, filter... o ancora il loop che permette di riprodurre all'infinito un determinato spezzone di traccia, o un certo numero di cue points che danno la possibilità al DJ di saltare istantaneamente a dei punti predeterminati del brano in esecuzione... queste sono solo alcune delle funzioni proprie di questi lettori digitali in continua evoluzione. Le nuove tecnologie offrono inoltre, a differenza dei dischi, la capacità di mantenere la tonalità del brano costante, indipendentemente dalla velocità di esecuzione (Master tempo) e dalla modifica applicata.
La tecnica del mixaggio si basa fondamentalmente sull'allineamento dei battiti per minuto (BPM) fra due brani diversi. Al fine di eseguire questa operazione, il DJ deve aumentare o diminuire la velocità del disco che vorrà fare entrare successivamente (pitch). Il processo viene prima eseguito "mentalmente" ascoltando su un orecchio il brano in ingresso e sull'altro quello in uscita (da qui il caratteristico utilizzo della cuffia). Intanto per riuscire a riportare insieme "a tempo" i dischi quando la differenza di BPM (un piccolo scarto è difficilmente evitabile) si fa sentire, il DJ ricorre al bending ovvero all'azione di aumentare e diminuire la velocità spingendo o opponendo resistenza alla rotazione del disco (processo similare nei CDJ) per ottenere una variazione estemporanea del BPM. In fase di miscelazione grazie al mixer è poi possibile livellare i volumi e le frequenze per armonizzare acusticamente il mix e dare un ulteriore tocco di creatività. Infatti a seconda del brano e delle capacità del Dj si possono utilizzare diverse combinazioni per fondere più brani insieme, come tagliare le frequenze di una ed entrare con la seconda solo con le frequenze corrispondenti, sovrapporre in maniera continua o "a tempo" solo alcuni riff, durante l'applicazione di un effetto esterno e così via.
Elemento chiave di ogni mixer è il cross-fader, utilizzato da molti nel momento del mixaggio: un cursore orizzontale che permette di passare il segnale da un canale all'altro e modificabile in alcune delle sue funzioni come la "curva di taglio", che a seconda delle proprie esigenze può essere piu dura e netta (ad esempio per effettuare uno scratch efficace), o più fluida (permettendo di sfumare da un canale all'altro in maniera graduale).
I mixer a seconda del livello di professionalità richiesto offrono molte funzioni come le unità multieffetti DSP, campionatori, filtri o uscite di tipo MIDI che permettono di autosincronizzazione con alcune apparecchiature MIDI hardware e software come drum machines, campionatori o sequencers.
MIXER PER DJ
Un mixer si differenzia da un altro per molti aspetti, numero di canali, sensibiltà dei controlli per il volume, funzioni in generale e amplificazione o meglio dire preamplificazione.
Il numero di canali determina il numero di periferiche di riproduzioni audio, inseribili nel mixer, quindi determina anche il numero di suoni udibili contemporaneamente.
La sensibilità dei controlli è importantissima per i mixer da DJ, infatti maggiore è la sensibilità e soprattutto la morbidezza del controllo volume, più semplice sarà l'esecuzione di alcuni effetti come lo scratch.
Nella categoria delle funzioni rientra ad esempio il DSP degli effetti. Il preamplificatore determina il volume dell'uscita, cioè il preamplificatore si occupa di, appunto, preamplificare il suono.
I mixer per DJ presentano un numero basso di canali audio, da un minimo di 2 ad un massimo di 8 nelle console più grandi. Va innanzitutto detto che i mixer da DJ sono dei mixer stereo, quindi alzando il volume di un canale lo sto in realtà alzando su due canali (sinistro e destro - L e R), i mixer invece usati nelle regie hanno i canali di input mono in quanto viene collegato un microfono o un ingresso di linea.
I mixer per DJ di nuova generazione hanno al loro interno un DSP degli effetti, cioè un generatore di effetti incorporato nel mixer stesso, che permette, al DJ, di aggiungere degli effetti esterni alla canzone che sta suonando.
Oltre al DSP molti mixer per DJ incorporano anche un campionatore che permette di registrare alcuni secondi di uno dei brani in esecuzione e metterlo ad esempio in loop oppure eseguirlo ogni tanto a piacere del DJ, è anche possibile mandare il campione verso il DSP, creando quindi effetti sul loop registrato. Quest'ultima funzione viene spesso usata quando non si ha voglia o tempo di "mettere a tempo" il brano successivo: viene lanciato l'effetto e appena concluso si fa partire il brano seguente, con questo sistema c'è la percezione del cambio (rispetto a mixare i brani) ma può essere comunque piacevole e più vario che non avere il groove che continua tra i 2 brani.
I diversi tipi di mixer condividono la stessa struttura, che consiste essenzialmente nel trattare segnali sonori provenienti da diversi canali di ingresso e sommarli in uno o più canali di uscita.
CANALE DI INGRESSO
Ciascun canale di ingresso riceve il suono da una sorgente, che può essere ad esempio un microfono, uno strumento musicale elettronico, un riproduttore di dischi, CD o nastri magnetici. A seconda del particolare tipo di mixer e dell'uso per cui è progettato, ciascun canale possiede una combinazione di funzionalità. Nel layout della console, ciascun canale occupa una striscia verticale.
CONNETTORI
Questa sezione contiene uno o più connettori per i cavi di segnale. Tra i connettori usati troviamo gli XLR (noti anche come Cannon, a bassa impedenza usati tipicamente per i microfoni), i Jack (alta impedenza, usati per sorgenti "in linea" come tastiere o amplificatori) e gli RCA (usati per lettori CD e simili).
FADER
Il fader è un potenziometro, tipicamente a slitta, che regola l'invio del segnale ai canali di uscita principali, o ai gruppi se presenti.
BPM
I battiti per minuto (bpm) sono una unità di misura di frequenza, utilizzata principalmente per l'indicazione metronomica in musica e per la misura della frequenza cardiaca.
A volte viene utilizzata impropriamente l'espressione battute per minuto, ma questa è imprecisa in quanto il termine battuta indica la serie metrica compresa tra le stanghette del rigo musicale (misura) e non quindi necessariamente un singolo battito.
L'indicazione bpm, in musica, è sostanzialmente un sinonimo (di derivazione anglosassone) dell'indicazione MM (acronimo di Metronomo Mälzel). Ad esempio 60 bpm indica una frequenza di 60 battiti o pulsazioni al minuto, ovvero uno al secondo, e sono quindi equivalenti a 1 Hz.
In musica classica tradizionalmente si utilizzano indicazioni di andamento come allegro o lento (che comunque hanno un corrispettivo indicativo metronomico) e solo raramente si utilizza l'indicazione a tempo seguito dai bpm (o più correttamente MM).
Nella musica contemporanea è molto più frequente trovare l'indicazione dei bpm.
I bpm divennero molto importanti del periodo della disco music perché era fondamentale per i DJ per poter mixare i brani con un tempo compatibile; rimangono quindi molto utili nella musica da discoteca come la dance o la musica elettronica.
Esempi di tempi indicativi per generi musicali moderni:
Hip-hop: 70 - 110 bpm
House music: 110 - 140 bpm
Dance: 115 - 130 bpm
Disco music: 120 - 140 bpm
Drum'n'Bass: 140 - 190 bpm
Extreme Metal: 200 - 300 bpm
Speedcore: 200 - 700 bpm
LOOP
In musica elettronica un loop è un campione che si ripete.
WAH
Il wah-wah (conosciuto anche come wah wah o semplicemente wah) in musica è un effetto musicale che prende il nome dal caratteristico suono prodotto dal taglio e dal reinserimento graduale delle frequenze alte, vagamente assimilabile a un miagolio o a un vagito. Per questo motivo l'effetto viene anche chiamato cry baby ("pianto di bambino"), da cui crybaby, marchio di fabbrica della Jim Dunlop, che insieme alla Vox è il più famoso costruttore di pedali wah-wah per strumenti elettrici. Un pedale wah-wah modifica il suono dello strumento tramite un graduale cambiamento di tono tra acuti e bassi, regolati per mezzo di un apposito potenziometro azionato con la spinta del piede sul pedale rispettivamente verso la punta o verso il tacco.
DIFFUSORI
Un diffusore acustico, o anche semplicemente diffusore se è chiaro il contesto acustico, è un trasduttore o un insieme di trasduttori che trasformano in suono il segnale elettrico proveniente da un amplificatore acustico.
Nel corso degli anni sono stati sviluppati metodi e tecnologie costruttive diverse. Il metodo più semplice tuttora usato è costituito da una cassa a forma di parallelepipedo con una delle facciate (detta buffer) utilizzata per alloggiare gli altoparlanti.
I diffusori passivi non hanno integrato al loro interno l'amplificatore acustico.
Fin dagli anni quaranta per la riproduzione della musica si è usato un diffusore chiamato Bass Reflex, una cassa dotata di fori e/o tubi di accordo che sfrutta un principio fisico chiamato "risuonatore di Helmholtz ", questo tipo di cassa offre in genere una buona efficienza in bassa frequenza con potenza elettrica relativamente bassa, per contro, deve avere dimensioni piuttosto grandi. Di dimensioni ancora maggiori sono i diffusori caricati da un condotto a tromba, che può essere dritto o ripiegato, disposto frontalmente all'altoparlante oppure posteriormente. Celebre per gli appassionati il Klipschorn, un modello di diffusore a tromba ripiegata interamente in legno, in produzione da oltre mezzo secolo.
Negli anni cinquanta col diffondersi di apparecchi ad alta fedeltà, si ebbe l'esigenza di avere casse con dimensioni compatibili all'ambiente d'ascolto domestico, si iniziò a usare il sistema a sospensione pneumatica, una piccola cassa chiusa ermeticamente, contenente altoparlanti di nuova generazione. Nonostante le ridotte dimensioni, questo sistema presenta una buona linearità, il principale svantaggio è la bassa efficienza che impone l'utilizzo di maggior potenza di amplificazione a parità di volume sonoro generato rispetto al bass reflex
DIFFUSORE PASSIVO
Per le esigenze del mercato professionale alcuni costruttori hanno integrato all'interno della cassa anche l'amplificatore definendo il sistema diffusore attivo. Il diffusore attivo è molto apprezzato da chi lavora in esterni per la compattezza, la facilità di trasporto e il ridotto cablaggio che presenta. Nel mercato consumer e amatoriale questo tipo di diffusore è presente in misura molto minore.
DIFFUSORE ATTIVO
La qualità del suono in un diffusore attivo e uno passivo è sostanzialmente identica, essendo la sistemazione dell'amplificatore all'interno oppure all'esterno dl diffusore, ininfluente sulla qualità del suono. Fanno eccezione i sistemi attivi equalizzati, i quali possono essere utilizzati solo con le amplificazioni appositamente dedicate e già dotate di compensazione delle irregolarità della risposta in frequenza
AMPLIFICATORE
Nella produzione della musica un amplificatore acustico, o anche più brevemente amplificatore, viene usato per il funzionamento di alcuni strumenti musicali o per aumentare il volume di suono emesso da altri. L'impiego tipico è l'unione con la chitarra elettrica, il basso elettrico e i microfoni per la voce. Generalmente si usa interporre tra l'amplificatore e i segnali provenienti da strumenti e microfoni, un apparecchio chiamato mixer, il quale permette di dosare in modo equilibrato il livello di suono di ciascun strumento. Generalmente in una manifestazione musicale o in studio, si usano più amplificatori contemporaneamente.
I modelli più semplici sono costituiti da una cassa contenente all'interno un altoparlante, dispongono di uno o più ingressi per chitarre e microfoni, oltre al controllo del volume, questo tipo di amplificatori possono essere dotati di uno o più controlli di tono, e alcuni effetti particolari, come ad esempio il Riverbero, il Chorus o il Flanger. Gli amplificatori più diffusi sono di due tipi: l'amplificatore combo e l'amplificatore costituito da una "testata" più una cassa. Nel primo caso tutti i controlli sono assieme all'altoparlante, mentre nel secondo si ha una testata ,cioè una parte dove sono presenti tutti i controlli dei toni e del volume, e una cassa non amplificata che riceve il segnale dalla testata.
Gli altoparlanti generalmente impiegati sono unità magnetodinamiche con coni di vario diametro, e tweeter a compressione il cui carico è costituito da una tromba in lega leggera o in plastica. Il vantaggio di queste tecnologie rispetto ad altre, sta nel buon rapporto tra prezzo e pressione sonora generata, oltre alla buona sopportazione di momentanei sovraccarichi. Occorre però accettare una minore fedeltà del suono riprodotto, un fattore di scarsa importanza, dato il genere di impiego cui sono destinati, considerando anche che per sonorizzare spazi molto ampi non vi sono altrenative a queste tecnologie.
Le componenti elettroniche di questi tipi di amplificatori possono essere costruite sia con transistor che con valvole. La diversità di comportamento della valvola rispetto al transistor in prossimità della saturazione (clipping), fa sì che venga preferita per produrre suoni più dolci, "pastosi", meno aspri. La differenza di comportamento tra queste due tecnologie risiede principalmente nella minor velocità di risposta (slew rate) della valvola rispetto al transistor, in esso il passaggio dall'amplificazione lineare alla saturazione è estremamente rapido (all'oscilloscopio questa transizione ha l'aspetto di un'angolo retto), nella valvola questa transizione è più lenta (appare perciò come un angolo smussato). L'orecchio, evolutosi in milioni di anni in presenza di suoni naturali (prevalentemente sinusoidali) può percepire nettamente la differenza nei suoni prodotti dai due apparecchi in condizioni di saturazione.